TECNICA |
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"Swimmer Modena Rig" ovvero…come dare ancora più
vita
alle esche siliconiche!
Premessa: Le
esche in gomma morbida a base siliconica fanno ormai la parte del leone
nel bagaglio di ogni lanciatore. Il
loro movimento naturale ed adescante, la ricchezza e la varietà delle
loro forme e delle colorazioni, la possibilità di aggiungere sale e
scent odorosi hanno contribuito nell’ultimo ventennio a farle
conoscere ed apprezzare dai pescatori al lancio di tutto il mondo. Non
c’è pesce che non ne subisca il fascino e perciò non c’è
pescatore che non le utilizzi… anzi, ci sono tantissimi pescatori
ormai che usano solamente quelle, lasciando le esche rigide
tranquillamente a casa a prendere polvere. Sto
persino notando, in questi ultimi anni, che in alcuni piccoli ambienti si
sono messe di nuovo a rendere esche come i classici minnows,
i rotanti ed i tandem; sono acque super frequentate da
lanciatori…che però da anni almeno al novanta per cento usano
solamente gomma, facendo così di nuovo tornare in auge le vecchie ed
ormai dimenticate esche dei nostri eroici esordi. Malgrado
cerchi, soprattutto nella ricerca del grosso Black Bass, di variare
continuamente le esche, ruotandole nelle stagioni, ormai anch’io
utilizzo le esche morbide sempre di più ed anzi, cerco di studiare
sistemi per migliorarne l’utilizzo, la presentazione e di aumentarne
se possibile l’efficacia. Una variante del Modena Rig: Spero
ormai conosciate tutti per averli direttamente provati, i vantaggi
derivanti dall’impiego del Modena Rig… la montatura
alternativa al sistema Texas da me ideata per piombare le esche in
gomma. Se ancora non conoscete questo innovativo ed italico modo di innescare queste famiglie di artificiali, vi rimando alla lettura degli articoli sull’argomento che trovate su questo stesso sito (Modena rig applicazioni , Modena rig e le montature dei tube). Non
pago dei vantaggi derivanti da questo sistema di innesco e consapevole
che le esche in gomma morbida andranno sempre più in futuro a
riempire le scatole di ogni pescatore a lancio… ho ideato questa
variante al sistema “Modena Rig” in grado di far nuotare in modo
disordinato e molto adescante ogni esca di gomma, dal lombrico alla
salamandra, ai double skirted grub, per finire agli shad ovvero ai mille
pesciolini di gomma morbida. Ho
chiamato questa variante di sistema “Swimmer
Modena Rig” dall’inglese “swimmer”; ovvero nuotatore. L’idea
mi è balenata questa estate, in una di quelle giornate afose
all’impossibile, con oltre trenta gradi di temperatura esterna, acque
basse e fangose e con il pesce saldamente piantato all’interno delle
strutture più riparate, refrattario ad ogni esca ed apparentemente
restio ad accettare ogni tipo di recupero. Mi
sono chiesto, e se facessi nuotare in modo più frenetico le mie
esche, come se fossero invase dal ballo di San Vito ?... magari il
pesce starebbe immobile ed apatico ugualmente; ma se invece gli saltasse
la mosca al naso? Più
di una volta l’amico Gianni, compagno di tante battute di
pesca, aveva fatto salire sull’esca bellissimi bass, recuperando in
velocità dei tubes a galla, passando sopra agli erbai affioranti. Io
stesso ricordavo negli anni, decine di episodi, avvenuti nelle stesse
condizioni climatiche, in cui l’apatia apparente dei pesci, sia Black
Bass che Lucci, si era improvvisamente interrotta con abboccate al
cardiopalma a galla, su esche recuperate ai limiti della velocità del
mulinello. L’aumento
repentino del recupero, in questi casi, fa scattare l’aggressività
del predatore che si esibisce in attacchi, spesso brutali e
spettacolari, a galla ed a
mezz’acqua. Ad
abboccate zero di begli esemplari come in quel periodo, tanto valeva
provare… cosa avevo da perdere? L’idea
scoccò all’improvviso, forse causata dall’ennesimo colpo di sole
ricevuto dal sottoscritto… bastava mettere una
paletta davanti all’esca siliconica, proprio come quella che hanno
tanti minnows… ecco cosa ci voleva! Se
la paletta faceva muovere a destra e sinistra i minnows in legno ed in
resina, dando loro una parvenza di nuoto simile ad un essere acquatico, perché
mai non avrebbe dovuto fare altrettanto con le già sinuose esche in
silicone? La
sera stessa ero già nella mia cantina-laboratorio a ritagliare il
policarbonato da un millimetro con le forbici da lamiera ed a preparare
alcuni veloci prototipi. I
primi due erano davvero molto semplici e finiti grossolanamente, mi
bastava in quella fase verificare se la balzana idea poteva essere
percorribile.
Questa
forma terminava nella sua parte più sottile con un’appendice
rettangolare lunga poco più di un centimetro e larga alcuni millimetri
che serviva per fissarci sopra la classica montatura Modena Rig ,
bloccata poi con alcuni avvolgimenti di filo fusibile di piombo da un
millimetro ed una goccia di Attack distribuita con la solita punta di
uno stuzzicadenti. LA PROVA : Il
giorno seguente tornai da solo nella mia cava preferita, distante una
decina di chilometri da casa; devo confessare che ero abbastanza ansioso
di provare il nuovo sistema perché volevo conoscere direttamente il…
parere dei pesci! Dopo
trent’anni di pesca a lancio, spesso credo di sapere cosa può piacere
o meno al pesce, rispetto alle stagioni ed
alle condizioni climatiche, perciò ero partito da casa estremamente
fiducioso, ma ovviamente la parola definitiva spettava ai
Black Bass che nuotavano in quella cava; solamente loro potevano
togliermi ogni dubbio residuo e dimostrarmi il vero gradimento del nuovo
sistema. Il
predatore abbocca quasi a tutto ciò che si muove in acqua,
soprattutto se ben manovrato da un pescatore che ne imiti un nuoto
verosimile, ma dovevo scoprire se l’interesse era inesistente,
mediocre, buono o magari… ottimo! Non
ci volle molto, cominciai innescando una salamandra perché sono animali
che risalgono in superficie e scendono di nuovo verso il fondo di testa,
proprio quello che avrebbe dovuto fare il mio marchingegno. Intanto
apprezzai da subito l’estrema plasticità che la paletta donava
all’esca, la lizard nera sembrava letteralmente viva da come si
muoveva sinuosa sia nuotando verso il fondo sia nei richiami verso
l’alto dell’esca; anzi notai che se il richiamo era eseguito in modo
repentino questa si metteva a nuotare in modo sorprendente, ben al di
sopra di ogni mia più rosea aspettativa! Per
farla breve catturai quella prima volta, in una decina di minuti,
quattro pesci dai trecento ai cinquecento grammi che si avventarono
famelici sull’esca! D’accordo
non erano certo dei colossi, ma in un lago così selettivo dove il pesce
conosceva le esche artificiali siliconiche da almeno vent’anni,
(ebbene sì lo confesso, il colpevole di questa assuefazione… sono
proprio io!), il sistema aveva già ampiamente dimostrato la sua validità. I VANTAGGI : Innescai
allora lo Swimmer Modena Rig su almeno una decina di siliconici
diversi e mi accorsi che faceva muovere in modo assolutamente
innovativo tutte le esche che provavo, dai tubes agli shad, per
finire anche ai semplici stickbait diritti. Continuai
a catturare piccoli esemplari, ma forse solamente perché rimasi nella
stessa zona di lago poichè in quella fase mi premeva maggiormente
testare i possibili tipi di recupero che ogni singola esca mi permetteva
di ottenere. La
cosa che maggiormente mi sorprese è che si riusciva a rendere
plastica e viva l’esca in gomma, anche spostandola solamente di alcuni
centimetri fra un ciuffo di vegetazione in acqua ed un altro. Questa
caratteristica era per me molto importante perché riusciva a far
attaccare l’esca quando ormai era arrivata fino ai nostri piedi
seguita da un pesce curioso. Bastava
farla saltellare o ruotare sul posto per riuscire a far convincere
definitivamente il pesce inseguitore che si produceva in un
bell’attacco a vista… cosa avrei potuto desiderare di più? Quella
sera tornai a casa davvero soddisfatto ed
iniziai da quel giorno a portarmi sempre con me a pesca le piccole
montature “Swimmer”, pronto ad utilizzarle ogniqualvolta il pesce
avesse dimostrato apatia per i recuperi convenzionali. Successivamente
costruii la montatura Swimmer non ad anello chiuso ma aperto, con
uno particolare ricciolo di acciaio, in modo da poter mettere la
montatura al volo sull’esca, senza dovere tagliare il filo e rifare il
nodo all’amo.
Costruirlo
se si ha un minimo di manualità ed un paio di pinze a becchi conici non
è certo difficile, penso che le foto qui sopra siano assolutamente
esplicative. In
sostanza bisogna fare il solito anello dove passerà il filo, ma invece
di chiuderlo si tiene aperto e lo si piega a novanta gradi verso
l’interno della montatura e lo si taglia dopo un paio di millimetri. L’unico
accorgimento è quello di non tenerlo troppo vicino rispetto al gambo
di acciaio in modo da permettere il passaggio del filo di nylon
senza che questo venga inciso od intaccato in modo tale da
comprometterne l’integrità e la tenuta come carico di rottura. Anche
questo non è difficile, basta agire con le pinze in modo da aprire
leggermente l’anello e tenerlo alcuni decimi di millimetro staccato
dal gambo dell’armatura. Basterà
fagli passare un pezzetto di nylon del diametro solitamente utilizzato
(es. 0,30) per capire se la distanza ottenuta è quella giusta
oppure agire nuovamente con le pinze per eventuali correzioni. Inserire
il filo a questo punto è facilissimo, senza dovere tagliare l’amo;
basta fare una piccola asola con le dita e farla scorrere con una
semirotazione infilandola dal gancetto aperto. Il
filo si troverà “magicamente” dentro al cerchio formato
dall’anello. Ora non ci resta che avvicinarlo all’esca ed infilare
il gancetto dell’armatura sulla piega dell’amo (già innescato
sull’esca), per ottenere un aggancio stabile del sistema
all’artificiale. In
sostanza lo stesso procedimento di innesco che adottiamo impiegando la
montatura Modena Rig classica. Togliere
la montatura sarà altrettanto se non più semplice perché si dovrà
eseguire la stessa manovra ma al contrario. Costruiamo lo Swimmer Modena Rig : Costruirlo
è davvero facile e le foto allegate spero lo dimostrino. Occorrono
solamente un po’ di acciaio inox dello 0,80 per le esche
piccole e medie o da un millimetro per gli Swimmer dedicati alle
grosse esche, come nelle foto qui sopra. Occorre
poi un lamierino di piombo da 2 millimetri (se non ci serve così
spesso lo possiamo sempre assottigliare con un martello) da cui si
ritaglieranno delle striscioline rettangolari larghe come la lunghezza
della nostra appendice rettangolare della paletta in policarbonato e
lunghe quanto basta per avvolgere da sopra a sotto lo stesso rettangolo
e l’armatura. Per
non sbagliare è meglio ritagliarne un pezzetto leggermente più lungo e
poi successivamente tagliarne una piccola striscia con le forbici da
elettricista una volta verificata l’esatta eccedenza. Per
finire occorre del Policarbonato antiurto (Lexan o marche
similari) da un millimetro di spessore o di spessore maggiore per
le palette più grandi. Sul
policarbonato con l’aiuto di una paletta colorado da spinnerbait,
andremo a segnare con un pennarello i contorni che poi ritaglieremo con
il seghetto o con le forbici da lamiera. Nella
parte stretta dell’ellisse andremo a tenere una piccola appendice
rettangolare (vedi foto sottostante) che ci servirà per fissarci
l’armatura di acciaio. Con
le apposite pinze o con il metodo della sfera e del bullone stretti
nella morsa da banco, andremo a fare sulla paletta di policarbonato
una concavità in modo da migliorare l’effetto di movimento
all’esca ed infine piegheremo l’appendice rettangolare con le pinze
a becchi piatti, in modo da ottenere l’inclinazione della paletta
rispetto al corpo dell’esca. La
rifiniremo poi al meglio con il minitrapano munito di una piccola mola
abrasiva cilindrica, e per finire con una carta vetrata fine,
in modo da rendere la superficie più liscia possibile. Nelle
due foto qui sopra la concavità è troppo piccola rispetto alle
dimensioni della paletta, per aumentare i movimenti dell’esca
consiglio di rendere concava tutta la superficie del policarbonato in
modo da far muovere meglio l’esca anche alle trazioni più lievi. L’armatura:
Noterete dalla foto che la
parte dell’armatura che andrà fissata alla paletta di policarbonato è
stata piegata ad “esse” mentre nella classica armatura “Modena
Rig” è lineare. Questo piccolo accorgimento è
importante affinchè l’armatura non ruoti e rimanga ben salda nella
posizione iniziale, rispetto alla paletta di policarbonato.
L’assemblaggio:
Una volta che abbiamo fatto la
paletta concava e l’armatura, non ci resta che fissare il tutto con
l’aiuto della nostra piastrina rettangolare in piombo. Appoggiamo su un piano
metallico la piastrina di piombo e posizioniamo nel centro l’armatura
d’acciaio (Foto A). Con l’aiuto di un martello
piantiamo l’armatura dentro al piombo, basteranno dei piccoli colpi
per “scolpire” dentro al tenero piombo la forma ad esse della
nostra armatura. Ora togliamo l’armatura e
mettiamo dentro al solco di piombo una goccia di colla cianocrilata e
distribuiamola su tutto il segno dell’armatura. Posizioniamo di nuovo
l’armatura e teniamola in posizione alcuni secondi in modo da fissare
stabilmente l’acciaio al piombo. Appoggiamo ora il rettangolo
di piombo con fissata l’armatura d’acciaio sul rettangolo della
paletta e pieghiamo la prima metà del piombo stringendo e bloccando il
tutto con l’aiuto della pinza a becchi piatti, in modo da fermarla
(Foto B). A questo punto io do una
seconda goccia di colla sia sul taglio del piombo che sulla sua
superficie in modo che quando chiuderò sopra la seconda parte di piombo
(sempre con l’aiuto delle pinze a becchi piatti), in modo che il tutto
si saldi indissolubilmente. Se le misure alla lastra di
piombo sono state corrette, basteranno pochi colpi con una limetta da
modellismo per rendere il tutto finito e privo di appigli ed asperità. Ora la montatura è finita, se
proprio vogliamo possiamo colorare il piombo… ma davvero non
serve. Le
misure ed i pesi: Non starò certo a dare misure
e pesi perché ognuno di voi si regolerà con le esche che vuole
utilizzare e con le profondità che deve raggiungere. Per ora io mi sono costruito due
tipologie di palette e tre classi di peso, in modo da utilizzarle
con il novanta per cento delle esche siliconiche che normalmente
utilizzo a pesca.
L’innesco
dello Swimming all’esca: Credo che la sequenza di foto
sia abbastanza esplicativa.
Una volta usciti con la curva
dell’amo dall’esca si andrà ad appuntare l’amo sulla superficie
dell’esca stessa in modo da rendere il sistema antialga ma di rendere
efficace la ferrata al momento dell’abboccata del pesce poiché la
punta si trova appena al di sotto della superficie del silicone (Foto
B).
Ora si fissa stabilmente
all’amo con il procedimento già descritto in precedenza e si
ottiene un’esca che scenderà di testa (come un pesce vero)
emettendo interessanti movimenti, ampliando cioè quelli già adescanti
della sola esca siliconica. Conclusioni: A
distanza di alcuni mesi di utilizzo, mi sento già di proporla anche sul
sito, in modo che anche altri appassionati autocostruttori possano
testarla. Ah,
se avessimo avuto una telecamera … questa sì che sarebbe stata una
sequenza da immortalare! E’
stato comunque un episodio che ci ha fatto scoppiare entrambi in una
fragorosa risata poiché avevo detto solamente un minuto prima che quel
tipo di movimento, così vivace, era adatto solamente al periodo
estivo… mentre eravamo a metà ottobre… invece… …
quanto ancora c’è da imparare sulla pesca con gli artificiali!!! E
pensare che in quella posizione stava già pescando Gianni da alcuni
minuti e nulla aveva dato segni di vita; le strane vibrazioni emesse
dallo shad ed amplificate dalla paletta direzionale avevano
compiuto il miracolo, facendo apparire dalle fitta vegetazione acquatica
il Bass, intenzionato a far fuori ad ogni costo il “rumoroso” ed
assolutamente per lui naturale e verosimile intruso. Questo
ed i tanti episodi precedenti, mi hanno convinto della bontà del
sistema; pensandoci mi rendo sempre più conto che gli sviluppi di
questo innesco possano essere davvero tanti; basterà infatti
cambiare le dimensioni delle palette e della piombatura per poter
dar vita in modo diverso anche ad esempio ai grossi shad per la pesca al
Luccio o al Siluro… o per contro ai piccoli pesciolini per trote e
cavedani; insomma, credo di poter dire che l’idea è davvero di quelle
da approfondire. Si
può poi utilizzare la paletta e la montatura senza utilizzare il
piombo, bloccando l’armatura solamente con una potente colla
bicomponente, in modo da far compiere interessanti zig zag all’esca in
prossimità della superficie, in modo da interessare il pesce che
staziona negli strati superficiali o che sta effettuando attacchi alla
minutaglia a galla. Diventa
interessante in questo caso innescare ad esempio i Soft Jerkbait,
per vedere moltiplicare i già di per sé rapidi movimenti. La
plasticità che dona all’esca anche ferma o quasi, in prossimità del
fondo,
mi dice poi che dovrebbe dare buoni risultati anche nei confronti delle
Sandre… ma avremo sicuramente modo di riparlarne, con gli
aggiornamenti a questo articolo. La
parola fine all’argomento non posso certamente dirla, ho ancora
testato troppo poco lo “Swimmer Modena Rig” per avere una
casistica davvero attendibile di utilizzo. Ho
però voluto con questo primo scritto sull’argomento far conoscere
l’idea, in modo da ampliare con l’aiuto di altri amici
costruttori la base dei test sul sistema. Sono perciò pronto a
confrontarmi con voi e cambiare anche radicalmente le mie convinzioni o
i miei procedimenti costruttivi se ne avvertirò concreti vantaggi
pratici. Certo che se il sistema “Modena Rig” attirasse l’attenzione di qualche azienda lungimirante del settore, producendolo su larga scala ed offrendola già pronta (nelle varie versioni e tipologie di peso) in negozio ai lanciatori, sono quasi certo che riuscirebbe in breve tempo ad avere una diffusione ed una notorietà ben maggiore di quella attuale… mentre oggi l’utilizzo è riservato a pochi lanciatori autocostruttori, ma in un prossimo futuro…chissà…intanto approfittiamone noi che abbiamo un minimo di abilità manuali! Scrivetemi
all’indirizzo mail che trovate in Home Page del sito, sarò lieto di
approfondire particolari aspetti sull'argomento. Ciao
a tutti e buona p... ermanenza sul ns. sito ! Loris
Ferrari
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Black Bass & Co | |||||||||
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