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“Tecnica” - Jigging Testo
e foto di Loris Ferrari - Dicembre 05 Cos’è
il Jigging : Un’esca
ancora poco utilizzata in Italia dai pescatori di Bass e Lucci è sicuramente
il Jig, ovviamente poco applicata risulta quindi la tecnica di recupero
del Jigging, praticata preferibilmente dalla barca. Consiste
in una lenta presentazione verticale a saliscendi dell’esca. La
tecnica di recupero è però solo apparentemente semplice e si effettua
principalmente dalla barca per sondare ostacoli e
strutture sommerse poste sul fondale, anche a notevoli profondità. Classico italico esempio di vertical Jigging può essere la pesca dalla barca al Persico Reale sui grandi laghi del nord, utilizzando a saltelli sul fondo piccoli jig e grub siliconici, in prossimità delle legnere (fascine di legno poste dall’uomo per farvi trovare tana e rifugio stanziale ai branchi di persici). Jigging
in profondità al Luccio: Se parliamo di pesca al Luccio, il recupero a Jigging lo si effettua dalla barca nei grandi laghi, anche a profondità notevoli a ridosso di strutture, piloni di ponti, alberi caduti o immersi in acqua, facendo saltellare fra i rami e sul fondo, ad esempio shad siliconici appesantiti o grossi Jig appositamente autocostruiti utilizzando ad esempio un paio di sfere di piombo da 10 e più grammi l’una, ciuffi di silicone o bucktail e grosse code singole o doppie in materiale siliconico come trailer. Se gli ostacoli sono davvero tosti, come le foreste sommerse di alberi, io mi costruisco per il luccio protezioni realizzate con due ferretti metallici a cui aggiungo grossi grub in silicone o ciuffi di pelo a cui abbino cotenne di maiale o lunghe code siliconiche ritorte. Il Jig viene poi perfezionato con l’aggiunta di gonnellini siliconici (skirt), con piume, con materiali sintetici, con pelo di cervo (buck tail)… insomma con un’infinità di materiali che hanno il principale compito di fluttuare durante il recupero, rallentandone la discesa e rendendosi così attraenti agli occhi del pesce.
Jigging
al Black Bass: Uno
degli specialisti d’oltreoceano di pesca al Bass di profondità é Gary
Yamamoto, più noto a noi lanciatori italici come l’inventore delle
famose esche viniliche salate, i Senko. Durante lo Jigging, in pratica non si tocca o quasi il mulinello, perché dopo il lancio si imprimono dei movimenti all’artificiale con la canna, agendo di polso e tenendo il filo in mano con la sinistra, a braccia larghe. Questo accorgimento serve in primo luogo per avere una pronta riserva di filo in caso di abboccate violente e repentine. Il vero segreto, il controllo dell’esca: La
cosa più difficile in questa tecnica, non mi stancherò di ripeterlo, è
sicuramente quella di decifrare le abboccate,
fondamentale risulta quindi il controllo totale dell’esca, anche e
SOPRATTUTTO nelle fasi di DISCESA
della stessa. Il
Jig è un’esca relativamente pesante non
dovrebbe essere difficile per nessuno di voi avvertirne sott’acqua la
discesa e percepire il percorso che sta compiendo durante il suo
raggiungimento del fondo. Anche
negli spizzichi all’esca, durante i saltelli, negli strappi, dobbiamo fare
in modo che le fasi dove la lenza non ha controllo siano davvero ridotte al
minimo, proprio per evitare di perdere magari l’unica mangiata del
grosso esemplare. Quasi
sempre infatti, il pesce non attacca l’esca in modo brutale, ma al contrario
la spizzica, soprattutto frequentando posti super battuti ed aggiungeteci che
quasi sempre lo fa, mentre l’esca affonda o si trova a notevole
profondità. Il filo in mano serve soprattutto per avvertire fremiti e vibrazioni sulle dita, a volte con segnali davvero subdoli o con piccoli arresti o spostamenti laterali della lenza, portati in modo quasi impercettibile. Solamente l’esperienza ed il continuo praticare della tecnica ci faranno scoprire la differenza fra un arresto dell’esca su di un ramo, su di un sasso o sul fondo ed un piccolo assaggio del pesce. Si
dovrà arrivare ad avere un vero e proprio “sesto senso, acquisire
una sorta di sonar” in grado di farci pervenire ed intuire quanto sta
accadendo sott’acqua, magari ad oltre dieci metri di profondità, alla
nostra esca. A
volte si ha persino la sensazione di avvertire una sorta di piccola scossa
elettrica! Risulta
fondamentale osservare SEMPRE il filo che entra in acqua, a
volte si vede anche solamente una singola scossa, un sussulto, un piccolo
spostamento laterale o un arresto della discesa verso il fondo; la
concentrazione quando si usa questa esca, deve essere sempre massima, se
siamo stanchi è molto meglio che ci affidiamo ad esche diverse quali i
minnows o i worm, sicuramente in grado di risultare appetibili al pesce anche
senza il nostro costante contributo. Quando
qualcuno di questi segnali compare, significa che il pesce sta mangiando,
magari ha tutta l’esca in bocca. Si
lascia il filo con la mano sinistra per non far avvertire peso al pesce, si
abbassa repentinamente la punta della canna verso l’acqua e si stocca la
ferrata con un colpo di polso secco e deciso. Ovviamente
capitano anche le abboccate violente, quelle che non occorre certo
decifrarle. A volte sembra che i pesci ci vogliano portare via la canna dalle
mani; in ogni caso è sempre meglio scoccare una secca ferrata verso l’alto,
per cercare di garantirci l’aggancio alla dura bocca prima di effettuare il
recupero. Il
recupero del pesce: Il
recupero andrà eseguito in modo non veloce ma deciso, senza dare
spazio al pesce e senza concedere metri con la frizione. Quest’ultima
la consiglio chiusa, affidandoci solamente alla sensibilità del nostro
braccio per concedere quel mezzo metro, metro al massimo. Se
peschiamo con una canna da spinning, potremo avere l’antiritorno
disinserito per poter concedere qualche giro di manovella all’indietro
se proprio vediamo che non possiamo fare altrimenti. Siamo
dentro ad ostacoli, anche robustissimi come gli alberi in acqua, concedere
filo significa al novanta per cento perdere il pesce e ritrovarsi con la lenza
attorcigliata a qualche grosso ramo. La
lotta andrà compiuta sul posto,
cercando pian piano di far avvicinare a noi il pesce, confidando sulla
resistenza del grosso diametro del nylon e sulla progressiva potenza della
canna. Non
ci sono altre strade né scorciatoie, il grosso pesce si deve contrastare
così, rimanendo freddi e lucidi e sperando di riuscire a toglierlo dagli
ostacoli per portarlo magari a lottare in acque più aperte. Il
belly boat e la barca ci aiutano molto,
da riva invece la concentrazione dovrà sempre essere massima perché il pesce
approfitterà di tutti gli appigli possibili, anche quelli che si trovano a
sponda sotto ai nostri piedi! Cosa
sono i Jigs ? Per chi ancora non li conoscesse, sono una famiglia di artificiali, inizialmente made in Usa, molto numerosa e variegata. Per conoscerli meglio, vi invito alla lettura degli articoli sul sito a loro dedicati, così come vi rimando alla lettura dell’articolo sulle modifiche da apportare ai Jigs per renderli a mio parere, più efficaci. Possiamo però anticipare che si tratta di un gruppo di artificiali estremamente semplici, con un solo singolo amo e in testa un piombo, di diversa forma e peso. Ne viene di conseguenza che l’unico amo singolo dovrà avere caratteristiche di robustezza ed affilatura della punta ai massimi livelli, poiché su di esso ci si dovrà affidare per forzare ed estrarre grosse prede, magari dall’intrico di rami ed ostacoli vari.
Sono formati innanzitutto da una testa piombata di forme diverse, si va dalla classica sfera, fino ad arrivare ad un’imitazione di testa di pesce. All’interno di questa piombatura, viene annegato in fusione un amo singolo, mentre alla sommità della piombatura si trova l’anello per il collegamento alla lenza. La particolare piombatura permette di mantenere l’amo con la punta rivolta verso l’alto, conferendogli un discreto effetto antialga, che viene ulteriormente migliorata con appositi sistema antialga aggiuntivi. Se parliamo di antialga, sono sicuramente da preferire quelli composti da un ciuffetto a sezione circolare di fibre plastiche, sicuramente migliori delle mollette metalliche poiché si aprono con estrema facilità. Un po’ meglio risultano le appendici plastiche anche se dobbiamo stare attenti che nelle scatole prendano indesiderate pieghe. I Jigs a ciuffo di fibre plastiche riescono a penetrare anche nell’ostacolo più fitto e spesso garantiscono abboccate in luoghi dove nessuna piombatura texas potrebbe far arrivare una pur valida esca siliconica.
Tutti i Jigs vengono poi ulteriormente resi adescanti dal pescatore con l’aggiunta di trailer in silicone, quali gamberi, rane, salamandre, code semplici e doppie o trailer in Pork Rind (cotenna di maiale in salamoia). Questi trailer hanno la funzione di migliorare l’aspetto complessivo dell’artificiale rendendolo più adescante e di aumentare il volume dell’esca. Inoltre il trailer rallentando la caduta verso il fondo, migliora la presentazione rendendola più naturale ed aumenta notevolmente le possibilità di abboccata. Personalmente non utilizzo mai il Jig da solo, non mi da abbastanza fiducia…tutte le volte mi scelgo un bel trailer da abbinargli; d’estate di silicone, mentre quando fa freddo preferisco quasi sempre la cotenna di maiale salata. La regola generale vuole poi che il trailer sia “in tinta” con il resto del Jig, ovvero che siano colori simili, in realtà spesso catturano anche abbinamenti opposti ed apparentemente impossibili da trovare in natura. Possiamo dire, sempre a carattere generale che in presenza di pesce attivo, anche i colori più vistosi e contrastanti rendono bene, mentre in presenza di pesce apatico o nelle stagioni quali l’inizio di primavera ed il tardo autunno, i colori più naturali e sobrii, come il verde, il marrone il blu scuro ed il nero, sono da preferire. Tenete conto per semplificare il discorso che tinte sul nero o comunque scuro, andranno bene nell’ottanta per cento dei casi ed in tutte le stagioni. Le dimensioni di queste esche vanno da 1” - 2” per le misure più piccole fino ai 4 e 5 pollici, e vengono prodotti in una gamma praticamente infinita di colorazioni, come d'altronde succede per tutte le altre esche da bass. La regola generale vuole esche piccole e di colore naturale per acque chiare e trasparenti ed esche grosse e vistosamente colorate per acque opache e scure, poi scoprirete con l’utilizzo che a volte tali regole vengono sovvertite… ma questo fa parte della pesca. Le misure intermedie e grosse invece, sono fantastiche per insidiare i Bass all’interno degli ostacoli ed a filo dei canneti, il loro recupero a saliscendi, intervallato da continui rilasci, attira irresistibilmente persici trota di notevoli dimensioni…per non parlare dei Lucci, che spessissimo se ne vanno con l’esca in bocca, tagliando il filo. Indubbiamente
non sono artificiali che attirano subito l’attenzione del pescatore
(ricordiamoci che siamo noi pescatori i primi ad abboccare alle esche, in
negozio !!!). La “bruttezza” dell’esca, credo sia il principale motivo dello scarso utilizzo, in Italia. E’
invece, a mio parere, un gruppo di esche dal rendimento eccezionale,
soprattutto da utilizzare negli ambienti ricchi di erbe, canneti, rami ed
ostacoli in acqua e soprattutto negli hot spot soggetti a forte pressione di
pesca, ritengo siano fra le poche esche capaci di indurre all’attacco gli
esemplari più grossi e smaliziati.
Io
li uso con successo, alternandoli alla pesca con i Tubes siliconici,
un’ennesima variante in gomma cava dei Jig. Sono
le esche che più hanno fatto arricchire gli angler professionisti
americani di pesca al Bass, che le hanno proposte e le propongono
quotidianamente in tutte le possibili varianti. Si
utilizzano principalmente nei sottoriva infrascati lanciando a flipping ,
o un po’ più lontano a Pitching, preferibilmente abbinandole a canne
da casting, ancor meglio impiegandole dalla barca o dal belly boat con le
dedicate canne da Casting. La
leggerezza dell’insieme, il fluttuare del gonnellino che lo fa sembrare
vivo, uniti ad un recupero irregolare ed imprevedibile, fanno di
quest’esca un’arma vincente nelle mani del pescatore che impara ad
utilizzarla correttamente. Il
Jig é un’artificiale che permette potenzialmente di avvertire attacchi in
tutti gli strati d’acqua.
Il
peso necessario: Non
si può parlare di peso dell’esca senza tener conto della profondità
dell’acqua in cui stiamo pescando, la regola da tenere presente è
quella che dovremo utilizzare il minor peso possibile per arrivare alla
profondità di pesca in cui sta stazionando il pesce. Se
il bass è attivo sotto la superficie, un buon Jig finesse, ovvero con
peso da 1/8 a 1/4 di Oz. ( 4 – 7 grammi), sarà da preferirsi;
mentre se lo troviamo a mezz’acqua (da uno a tre metri), una misura media di
3/8 (10,5 grammi, la più versatile) fino ad arrivare a 1/2
di Oz. (14 grammi), saranno quelle più idonee. Se
invece il nostro spot si trova fra i cinque ed i dieci metri ed oltre, oppure
ad es. dobbiamo pescare sul fondo del fiume con forte corrente di marea,
possiamo tranquillamente arrivare a Jig pesanti fino ad un’oncia (28
grammi) ed anche oltre. Può
poi succedere che il pesce mangia a galla ma dobbiamo piombare maggiormente il
Jig per fargli bucare la vegetazione superficiale, come ad esempio i
canneti appoggiati sull’acqua o grossi ciuffi di ninfee. In questo caso
adotteremo skirt maggiormente voluminosi (es. formati da buck tail) per
far scendere più lentamente il Jig, una volta che è riuscito a passare gli
ostacoli superficiali. Un
altro aiuto per perforare gli ostacoli superficiali, può essere quello di
adottare Jigs con teste formate da piombature appuntite. L’altro
accorgimento da adottare in questo caso è quello di adottare trailer molto
filanti e compatti, in modo da non farli impigliare nelle alghe e
vanificare le abboccate. Solamente a titolo di esempio indico il paddle
tail, un trailer capace di produrre forti vibrazioni, ma possiamo
ovviamente impiegarne molti altri. Gli
scent ed i rattler: Ho
radunato sotto lo stesso paragrafo due cose apparentemente così diverse perché
ritengo servano invece alla stessa cosa; a dare
maggiore fiducia all’esca che si sta impiegando! Gli
scent
con i loro odori e sapori particolari possono aiutare, perché a livello
teorico riescono ad attirare i bass attraverso l’olfatto e sembra facciano
trattenere più a lungo l’esca in bocca al pesce con il gusto. I
rattler
con i loro rumori più o meno accentuati servono a far percepire l’esca al
pesce soprattutto in presenza di acque fortemente opache e torbide. Aiutano
con i rumori ad essere avvistati dal pesce che in caso contrario dovrebbe
avvalersi della sola linea laterale. E’
una scelta molto soggettiva e molto discussa fra i lanciatori, personalmente a
volte li impiego, ma sinceramente non riesco a giurare sulla loro effettiva
validità… come dicevo sopra, vanno impiegati se fanno aumentare la
fiducia. Io la concedo loro soprattutto nelle stagioni più fredde, quando
le abboccate sono rare ed anche il più piccolo e flebile appiglio psicologico
può aiutare. Il filo: Preferisco
nella pesca a Jigging ancora il vecchio e caro monofilo. Utilizzo solitamente
diametri dalle 14 alle 20 libbre (dallo 0,35 allo 0,40), cambiandolo
ovviamente spesso, visto il superlavoro a cui viene sottoposto in mezzo
agli ostacoli. Ho
parlato sopra di pesca a vista, un monofilo di colore verde o marrone
risultano a mio parere ben visibili all’esterno dal pescatore ed in linea
con quanto il bass incontra in questi ambienti, risultando perciò
assolutamente naturali. Nella
pesca dalla barca a vertical Jigging, soprattutto a grandi profondità
(dai dieci ai trenta metri), trovo invece valido l’uso del trecciato
con finale di almeno un paio di metri di fluorocarbon giapponese puro.
Le doti di assenza di elasticità di questi due materiali, permettono di
avvertire meglio le tocche a queste notevoli profondità e di aumentare le
ferrate portate a buon fine. Sia
il grosso bass che il luccio hanno una bocca molto dura,
riuscire a ferrarli correttamente a grandi profondità fa davvero la
differenza fra riuscire a fotografare il pesce o vederselo fuggire ai primi
salti. La
canna da Jig: La
caratteristica principale credo sia la sensibilità nell’azione di punta.
Ogni
azienda del settore ha in catalogo canne da Jig, generalmente sono monopezzo,
di lunghezza attorno ai 7,6 piedi (231 cm.) e con una notevole riserva
di potenza per riuscire ad avere ragione di prede nascoste fra gli ostacoli. Una
canna troppo rigida non aiuta né nella presentazione dell’esca né in caso
di brutali abboccate poiché farebbe avvertire troppo al pesce la resistenza
dell’attrezzo; al contrario una canna sensibile in punta aiuta a decifrare
anche le abboccate più deboli e individua i pesci più riottosi. La
pazienza: Il
Jigging e una tecnica definita da tanti noiosa, il lento recupero, il
sondare con metodo anfratto dopo anfratto alla ricerca del pesce non ne fanno
tecniche alla portata di tutti. Assomiglia
in un certo senso alla pesca con il worm innescato wacky, recuperi
lenti od assenti e tanta, tanta pazienza. Solamente
chi ha conosciuto l’efficacia in pesca, le utilizza con convinzione e
continuità, gli altri preferiscono dopo pochi lanci infruttuosi tornare a
lanciare un bel cranckbait perfetto nel suo movimento e nella sua livrea
olografica, un bel worm innescato texas, un bello spinnerbait recuperato
veloce… e magari continuare a non prendere
nulla! Bisogna
dare al pesce il tempo di decidere l’abboccata,
di decidere che può farlo perché in quel luogo qualsiasi cosa abbia mangiato
in precedenza non ha mai rappresentato pericoli; bisogna avere come
pescatori pazienza …una dote poco naturale per un pescatore a spinning,
abituato a spostarsi ogni due lanci e rilanciare immediatamente. Dobbiamo
scordarci i recuperi velocissimi e pure quelli veloci,
in simili ambienti non si otterrebbe altro che agganci a ripetizione e tiri
alla fune con grossi rami; l’ostacolo va lambito, accarezzato, scavalcato
con dolcezza… ma non per far tornare da noi sana e salva l’esca, ma
per far sembrare al predatore vivo e reale quello strano essere che
naviga con sfrontatezza ed invade il suo territorio esclusivo… e che appare
senza rispetto alcuno per la gerarchia di privilegio consolidata in anni di
lotte con tutti i vicini del circondario. Se
non riuscite ad avere la calma, il sangue freddo la pazienza di sondare pian
piano ogni possibile tana di grosso pesce, non succede nulla, significa
solamente che la pesca con i Jigs non fa per voi, magari diventerete
ottimi pescatori utilizzando altre tecniche di recupero ed animando altre
esche. Le
stagioni di utilizzo: La
pesca con il Jigs è praticamente l’unica che permette di avvertire con
continuità abbocchi anche nella stagione invernale soprattutto utilizzando
skirt di pelo di cervo e trailer in cotenna . In ogni caso è
particolarmente adatta nelle stagioni quali l’inizio della primavera o il
tardo autunno. Per
contro risultati eccezionali si ottengono anche in piena estate, o nei
giorni seguenti l’arrivo di un fronte freddo, quando troviamo i bass
apatici e rintanati negli ostacoli più fitti, apparentemente refrattari ad
ogni tipo di recupero. Io
li uso in ogni caso ed in ogni stagione, sempre a fine battuta, quando
le altre esche non hanno sortito abboccate di rilievo; più di una volta il
loro impiego mi ha fatto tornare il sorriso ed il buonumore. Conclusioni
: Se vorrete iniziare a praticare questa tecnica di recupero, vi consiglio di iniziare pescando in acque limpide, per riuscire a capire quale movimento imprimere all’esca per farla risultare adescante. Dovete
innanzitutto imparare a recuperare l’esca in modo perfetto e per far questo è
indispensabile vedere il pesce come si comporta in seguito al vostro
operato. Scoprirete
a seguito di un urto contro un ramo la reazione della canna e del filo,
scoprirete l’appesantimento che produce il recupero dell’esca in un ciuffo
di alghe, scoprirete tutta una serie di “segnali” che si trasmetteranno
alla canna a seguito di avvenimenti che accadranno all’esca. E’
indispensabili associare questi segnali visivi o percettivi alla causa che li
ha determinati.
In
questo modo quando ci ricapiterà di sentirli in acque opache non correremo il
rischio di ferrare continuamente a vuoto, portando magari via da sotto
il naso l’esca ad un grosso pesce che si stava avvicinando attirato
dall’esca. Tantissime
volte il pesce attacca il Jig subito dopo che questo scende di nuovo dopo
aver toccato un ramo o un ostacolo, sarebbe altamente controproducente
scoccare una ferrata, prima di avvertire il vero abbocco da parte del pesce! Solamente dopo che avrete ben compreso la reazione del pesce di fronte al vostro recupero e sarete riusciti a vincere parecchie battaglie, potrete dire di conoscere davvero la tecnica. Solamente
dopo che l’avrete fatta diventare “vostra”, ovvero quando acquisirete la
padronanza necessaria per recuperare anche “alla cieca”, potrete passare
anche alla pesca in acque opache e torbide, confidando
solamente nella sensibilità del cimino e nella porzione di filo che entra in
acqua. Tantissime
volte mi è capitato di ferrare, pescando in acque limpide, solamente vedendo
sparire l’esca in bocca al pesce…tantissime altre, soprattutto agli
inizi, il pesce se né andato risputando l’esca senza darmi modo di reagire
e lasciandomi sulla riva ad imprecare per l’occasione mancata. Con questo articolo, non intendo certamente aver posto la parola fine all’argomento, ma semplicemente aver posto le basi per la maggiore divulgazione di una tecnica ed un gruppo di esche ancora sottostimate rispetto la loro effettiva potenzialità. Ricordiamoci
sempre che il Bass ed il Luccio in Italia, stanno purtroppo subendo una
drastica riduzione; il loro rilascio dopo la foto di rito, diventa
quindi quasi obbligatorio se vorremo sperare di reincontrarli in futuro. Rimango
naturalmente a vostra disposizione per approfondire ulteriori aspetti di
vostro interesse, potete scrivermi all’indirizzo e-mail che trovate in Home
Page. Ciao
a tutti e buona p... permanenza sul ns. sito ! Loris Ferrari
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