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"Le
tecniche di pesca" -
La pesca con i JIGS - Intervista
ad ANDREA
DUSE – Agosto 2009 - Seconda Parte -
Continuiamo l'intervista ad Andrea Duse sulla pesca
con i Jig pubblicata il mese scorso: 10) Esiste un rapporto fra il colore dell’esca e colore dell’acqua? Oppure un rapporto tra il colore dell’esca e le stagioni di utilizzo? R. A mio parere il colore del jig segue sia il colore dell'acqua in cui ci si pesca, ma soprattutto direi debba imitare il colore del cibo (minnows, gamberi, larve...) presente nello spot da noi prescelto. Non riscontro differenze riguardo le diverse stagioni dell'anno poiché i colori che io uso bene o male sono sempre gli stessi sempre e non ho mai notato particolari predilezioni di un colore rispetto ad una determinata stagione di utilizzo. Ci sono poi pescatori dicevo sopra,
che seguono appassionatamente le
mutazioni stagionali del gambero, che - tra l'altro - variano appunto da
spot a spot a seconda del fondale e vegetazione...e si regolano di
conseguenza nella scelta del colore del Jig e del trailer. In attesa di risolvere - se mai sarà possibile - questo grosso problema, utilizzo per ora i colori descritti nella risposta numero nove; al limite provate ad aggiungere qualche sfumatura in più o in meno in base al vostro intuito ed esperienza. Il bianco è un colore a parte, appunto imitando un bait fish ovvero il pesce foraggio; lo si può scegliere da un bianco intenso ad uno più sporco (tinta ghiaccio), fino a miscelarlo con il grigio (ottima combinazione). Per quanto riguarda il colore
dell'acqua direi che la regola che noi tutti conosciamo é sempre buona da
seguire, ovvero colori scuri in acque scure e colori chiari in acque chiare,
ma con il nero di base ho catturato bene anche in acque chiare. Voglio poi aggiungere che io pesco
quasi esclusivamente in acque poco o nulla profonde.
11) Parliamo di un elemento molto importante
dell’esca, ovvero il trailer che si innesca sull’amo del Jig, quali modelli,
colori e misure hai selezionato in questi anni e ti porti con te a pesca?
Parlando
confidenzialmente dell'argomento con pescatori - agonisti e non - che utilizzano
tantissimo questa esca, noto che molte volte i pareri sull'argomento trailer
sono parecchio discordanti tra di loro, a volte sono diametralmente opposti,
pur rimanendo consapevole che sono comunque espressi da ognuno di loro in
perfetta buona fede.
Le dimensioni
ed il volume complessivo del trailer che utilizzo sono poi dettate dal colore e
limpidezza dell'acqua, ma sopratutto dalla tecnica di pesca adottata. Se pesco a
picthing le misure del trailer a mio parere influiscono poco... io
prediligo quelle abbondanti (ma mai mostruose), tanto sappiamo che stiamo
cerchiamo il big bass...anche in acque libere. Il discorso
cambia se utilizzo la tecnica del flipping tanto a me cara; qui conta molto
quale ostacolo dobbiamo perforare, quindi l'abbinamento Jig - trailer va
fatto tenendo conto anche del peso del jig...cercando di perforare gli
ostacoli superficiali ed eseguire una velocità di caduta verso il fondo
dell'esca che - secondo le nostre esperienze - ci può sembrare corretta in quel
determinato momento.
Un modello su
tutti che ritengo fondamentale e che nella mia borsa non mancherà mai sia per
la sua versatilità di utilizzo sia per la vasta gamma di colori disponibili, è
il Super Chunk della Zoom. Questo trailer
mi ha regalato tanti big bass in qualsiasi luogo di pesca... dai più intricati
all'acqua libera. Poi utilizzo -
sempre della stessa marca - il Super Speed Craw e l' Ultravibe Speed
Craw. Altri ottimi
trailer siliconici sono l'Ugly Otter della Gambler, il Super
Paca Craw della Net Bait, senza dimenticare le innumerevoli
forme di gamberi più o meno imitativi. Da non
scordare mai, special modo in presenza di acque fredde... tipiche del periodo
tardo autunnale ed invernale i trailer in cotenna di maiale (Pork Rind). Personalmente
uso il modello Big Daddy Frog della americana Uncle Josh e ottimi
sono anche i modelli di cotenna della Deps. 12) I trailer che utilizzi cambiano a seconda
delle stagioni? R. Gli unici che cambiano a seconda della stagione o meglio dire a
seconda della temperatura dell'acqua, sono quelli in cotenna di maiale. Questi ultimi
li comincio ad usare quando la temperatura dell'elemento liquido comincia ad
essere al di sotto dei dieci gradi; con queste temperature la cotenna
comincia veramente a fare la differenza.
13) Puoi parlarci dell'innesco del trailer sul
Jig, è una banalità una volta saputo il sistema, ma ai neofiti inizialmente
presenta un sacco di dubbi e perplessità. R. Gli unici inneschi che mi sento di suggerire sono
essenzialmente due, partiamo dal primo che utilizzo praticamente in quasi
tutte le situazioni di pesca sia con la gomma che con la cotenna; consiste nel
passare da parte a parte con l'amo del Jig la parte grassa del trailer in modo
da consentire al trailer stesso la massima mobilità possibile. Durante
l'innesco la parte grassa del trailer va fatta rimanere verso il basso. La foto
sottostante allegata illustra l'innesco eseguito appositamente su un Jig senza
skirt (gonnellino), in modo da non lasciare alcun dubbio sull'esecuzione. Il secondo
tipo di innesco lo eseguo solamente quando devo perforare cover molto fitte
di ostacoli, in modo da fornire il minor appiglio possibile e di accorciare
l'esca nel suo insieme; è un sistema anch'esso semplice da eseguire, poiché si
infila con l'amo tutta la parte grassa del trailer, tenendo come nel sistema
precedente la parte grassa sotto all'esca. (la foto allegata dovrebbe togliere
ogni dubbio). 14) Abbiamo visto i luoghi migliori, le
stagioni, le attrezzature e le esche in dettaglio... parliamo ora di un’altra
cosa fondamentale ovvero la tecnica di recupero, come ti comporti una volta
lanciata l’esca in acqua? R. Come mi comporto nel
recupero una volta lanciato il jig in acqua?? ...uhm, bella domanda. Evidenziamo
però soprattutto "dove" ho lanciato il jig,
ovvero quale spot ho scelto per il lancio dell'esca.
Lanciare l'esca troppo
lontano porterebbe a percepire male ed in ritardo le abboccate più subdole,
portate dagli esemplari più smaliziati, di conseguenza la ferrata verrebbe
penalizzata moltissimo e la perdita del nostro
big bass sarebbe quasi inevitabile.
In questi casi consiglio
l'utilizzo di una testa a football Jig, magari dopo avere diradato alcune
setole di plastica anti-incaglio e con trailer che creino un jig molto compatto.
Dopo aver acquisito una
discreta padronanza con gli attrezzi che state utilizzando, vi accorgerete che aumenterà
anche la sensibilità a quello che avviene sott'acqua; aumenterà perciò la
percezione di quanto accade al Jig mentre incontra i vari tipi di ostacoli
(alghe, sassi, rami...). Riusciremo così a sondare anche gli strati d'acqua intermedi che può presentare l'hot spot che stiamo sondando, magari i singoli rami di un albero o di un cespuglio sommerso. 15) Quali difficoltà si incontrano
inizialmente, prima di saper correttamente interpretare la tecnica: R.
La
difficoltà maggiore iniziale è sicuramente quella che pescando con il jig vi
sembrerà quasi di non stare veramente pescando con un'esca artificiale.
All' inizio il
Jig non ti dice proprio nulla, praticamente
quasi non senti nemmeno il fondo...e di conseguenza non ti trasmette nessuna
lettura né del fondale né - ovviamente - di abboccate da parte dei pesci..
sembra di non stare facendo nulla... anzi, sembra di perdere del tempo
che se impiegato diversamente, con un altra esca, produrrebbe pesci! Forse questa
è la maggiore ragione dello scarso utilizzo - a torto - di questa esca; i pescatori abituati ai minnows, agli spinnerbait, alle altre
esche... provano per un po' e poi tornano velocemente alle esche collaudate e
sconosciute, relegando quella strana e brutta esca che è il Jig nell'angolo più
nascosto delle loro scatole.
Soprattutto é
un esca da utilizzare in assoluta concentrazione, ne
occorre molta di più delle altre esche che spesso perdonano anche attimi di
disattenzione, perché spesso autoferrano comunque il pesce. Se si
capiscono questi fondamentali e se si riescono a mettere in pratica,
allora diventa tutto più chiaro; intanto si comincia inizialmente a
percepire nettamente il fondo.
All'inizio il
Jig ci sembrerà un ecoscandaglio davvero primitivo, un "entry level"
con monitor in bianco e nero e pochi pixel per pollice... ma man mano che
prenderemo dimestichezza con la tecnica, se cioè avremo la perseveranza e la
tenacia di non arrenderci alle prime difficoltà, allora lo stesso Jig
diventerà un eco di ultima generazione, con monitor a colori e con una
definizione incredibile, in grado perciò di farci "vedere" o
meglio intuire cosa avviene sott'acqua - attimo per attimo - in ogni fase del
recupero dell'esca.
16) L’abboccata e la ferrata, come si sente e
come ci si comporta? R. L'abboccata quasi
sempre, prima di sentirla la si vede; se si è concentrati, ad ogni nostra
presentazione si vede il filo scendere sempre nel medesimo modo o quasi, a
seconda se il jig tocca o urta ostacoli durante la discesa dell'esca verso il
fondale.
Perciò vi
consiglio caldamente sempre di accompagnare leggermente con la canna ogni caduta
del jig dopo ogni operazione di lancio. All'interno
della cover durante il flipping invece, si riesce a percepire solamente un
leggero sussulto del filo perché spesso il filo stesso non parte in alcuna
direzione; questo significa che il bass dopo aver abboccato l'esca resta fermo
sul posto sentendosi maggiormente al sicuro rispetto ad una uscita dal proprio
nascondiglio. A questo punto
in tanti pescatori nel dubbio ferrano; io personalmente lo trovo sbagliato.
E' ovvio che in
quel momento bisogna assestare una ferrata a due mani molto decisa. La vostra operazione di
ferrata avverrà quasi sempre a due mani...
quindi netta percezione del pesce dall'altra parte della lenza, ferrata potente
a due mani...e il jig si pianterà saldamente a dovere sul palato del pesce!
17) Abbiamo
visto finora l'utilizzo dei Jig sul fondo recuperati a pause ed a saltelli più
o meno lenti, ma è possibile utilizzare queste esche anche in altri modi?
Si farà
passare l'esca vicino o sopra gli erbai affioranti, riuscendo a spostare un buon
volume d'acqua ed il pesce lo percepirà al meglio costringendolo spesso ad un
attacco di reazione. Anche se
spesso lo sbaglia, non bisogna perdersi d'animo, ma rilanciare subito e molto
spesso il predatore ripeterà l'attacco all'intruso che attraversa il suo
territorio di caccia.
Per
illustrare meglio le fasi che precedono la ferrata possiamo dire che quando ci
accorgiamo che il pesce ha abboccato, magari con lo spostamento del filo, recuperiamo
con il mulinello più filo possibile fino a portarlo in leggera tensione
portando nel contempo la canna verso il filo che esce dall'acqua in posizione ad
ore nove. Attendiamo
di percepire l'appesantimento del pesce dall'altra parte della lenza e... come già detto sopra, gran ferrata a due mani - magari con
un passo all'indietro se lo spot ve lo consente - poi recuperate alla massima
velocità possibile in modo da evitare di fare inabissare il pesce tra le
masse d'erba. Ricordatevi
assolutamente di mettere in pratica questa tipologia di comportamento, perché
altrimenti potreste perdere pesci
su pesci, specialmente se avevate avuto la fortuna di incontrare un big
della specie, bass o luccio che sia.
Ma le
abboccate saranno parecchie...e pian piano crescerà la vostra sicurezza in
questa spettacolare tecnica...appunto imparando a scegliere il momento giusto
per ferrare...oltre che capire quale erbaio nasconde il vostro big bass.
19) Altri suggerimenti a chi vuole iniziare a
provare questa tecnica? R. Sottolineando ancora
una volta che tutte le mie risposte sono frutto di esperienze strettamente
personali e quindi potranno essere differenti rispetto alle stesse fornite da
un'altro angler che pesca a jig da molti anni; su un punto direi di poter dire
che anche gli altri pescatori sono concordi, ovvero non stancarsi di imparare
l'utilizzo corretto di questa esca perché è una delle poche che riesce
a garantire con continuità i big della specie. Basta che
ognuno di voi guardi le statistiche americane per accertarsi di quello che sto
dichiarando; sono davvero impressionanti e tolgono davvero ogni ombra di dubbio. Perciò
armatevi di pazienza e dedizione, non stancatevi dei cappotti che fanno comunque
parte della pesca e... quando prederete il vostro primo big bass, potrà
inizialmente sembrarvi un caso...poi, prima di dormire, riflettendo bene su come
è avvenuto... riguardando mentalmente tutte le fasi del recupero, pian piano vi
convincerete che è stata una logica conseguenza del vostro modo di agire, di
essere riusciti a presentare l'esca nel posto giusto, in quel preciso posto dove
il pesce si sentiva al sicuro in casa propria... dove fino ad allora mai gli era
successo nulla. Vi si aprirà
un orizzonte incredibile riguardo alla pesca con il Jig... sopratutto rivolto
alla pesca del big bass, con tutte le varianti e le sfumature annesse a questa
incredibile tecnica. Diventerete
molto probabilmente anche voi dei maniaci e degli estimatori di questa esca come
il sottoscritto e comincerete a cercare di aggiungere al vostro bagaglio tecnico
sempre più sfumature per migliorare questa tecnica.
Conclusioni e ringraziamenti: Un personale ringraziamento speciale va
ad Andrea Duse (Andreabass) per la cordialità e la disponibilità
dimostrate nell’illustrare questa tecnica di pesca e per le splendide immagini
a corredo di questa intervista che lasciano davvero ben pochi dubbi
sull'efficacia della tecnica. Una delle cose che mi hanno colpito fin da subito nella
pesca con i Jig è che oltre ad
altri pesci, riescono ad attirare un sacco di esocidi e...
incredibilmente, vengono quasi tutti tirati a riva perché abboccano l'esca
in punta di becco, aprendo la bocca solamente quel tanto che basta a
prendere lo strano essere saltellante. Con tutti quei denti e quella enorme bocca verrebbe da
pensare che il filo debba sempre fare una brutta fine, senza cavetto di acciaio
ed invece... Ecco perchè andando a bass con i Jig, nelle acque che
ospitano anche esocidi, queste piacevoli sorprese possono essere all'ordine del
giorno. Spero
che questa intervista, così come è piaciuta a me, sia risultata interessante
anche a voi e vi faccia venire la voglia di provare - se ancora non la conoscete
- questa micidiale esca. L’ultima raccomandazione è ovviamente d’obbligo: qualsiasi sia la specie catturata, l'imperativo è il massimo rispetto del pescato; adottiamo le giuste prese durante le manipolazioni, alcune veloci fotografie per immortalare il felice momento della cattura e poi via... liberiamo di nuovo i pesci sani e salvi nel loro ambiente! Ciao a tutti e buona p... ermanenza sul ns. sito! Loris Ferrari
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