ARTIFICIALI & Co

 

 

 

 

Top Frog in Kayak: il salto della rana

 Testo e foto di : Ennio Tezze (bitefish) - Aprile 2010

La vita è un succedersi di avvenimenti che s’intrecciano, si allontanano per poi tornare inesorabilmente come orbite di pianeti nella nostra esistenza. Infatti, ognuno di noi, per quanto sia dirottato dagli eventi, seguirà la propria natura negli aspetti più atavici e profondi.

Questo è quanto è successo anche a me. Sin da bambino, pur essendo nato e cresciuto in un luogo dove gabbiani e salsedine non erano certo di casa, come molti ero attratto dall'ambiente acquatico e da tutto quello che ci galleggiava sopra e ci nuotava sotto.

Il destino volle, che la pazienza e l'impegno del padre di un amico d'infanzia nonché compagno di pesca, portassero a nuova vita una piccola barca la cui progettazione, dubito avesse contemplato l'utilizzo delle leggi dell'idrodinamica. Ma per noi due, novelli capitani di ventura, era il più bello dei vascelli e un piccolo lago, un oceano infinito da conquistare. Passarono gli anni e per una serie di circostanze, venni in possesso di un kayak (allora pensavo fosse una canoa), che ben si prestava alla navigazione fluviale ma poco all'attività di pesca.

Un paio d’anni fa infine, vidi un video di pesca con il kayak in mare e memore delle difficoltà che avevo avuto con la precedente esperienza, decisi di approfondire l’argomento. Il web mi aiutò molto a chiarire i concetti base quali ad esempio la differenza tra canoa e kayak, e tra kayak e kayak secondo la tipologia costruttiva in base all’utilizzo al quale è destinato. A fugare ogni mio dubbio, fu la visita ad una importante realtà di vendita ed assistenza al settore canoistico che opera a pochi chilometri da dove vivo. Quanto avevo letto nei siti d’oltreoceano e nei primi siti italiani della pesca in kayak, mi fu confermato dalle competenti informazioni ricevute da uno dei titolari il quale, oltre ai modelli nuovi specifici da pesca, mi propose un’occasione di un kayak usato dell’Hobie, famosa azienda californiana, che oltre ad essere stato ben fornito di accessori, dalla sua aveva la qualità indiscussa dei materiali e uno stato di conservazione pari al nuovo. La settimana dopo la “strana cosa”, faceva bella mostra di sé nel garage di casa in attesa del varo in un fiume della zona.

Vediamo ora, senza entrare troppo nel tecnico, quali sono le caratteristiche di questa innovativa imbarcazione. Il kayak da pesca è un S.O.T. (sit-on-top), cioè ci si sta letteralmente seduti sopra contrariamente a quelli di classica concezione in cui si “entra” nell’imbarcazione e si è un tutt’uno con essa.

Abbiamo a che fare quindi, con un mezzo più largo, decisamente di più facile accesso e più sicuro come approccio anche per un principiante. La stabilità è la caratteristica principale di questi mezzi perché quando si è in pesca (non dimentichiamoci che sono nati per la pesca in mare e traina), avere la sensazione di sentirsi sicuri e a proprio agio, è fondamentale.

Generalmente sono dotati di uno o più gavoni stagni, dove riporre l’attrezzatura oltre ad avere numerosi spazi  per cose da tenere a disposizione. Si possono inoltre accessoriare con carrellino per trasporto (indispensabile), porta canne, ancora, ecoscandaglio e tutto quello che può servire per la navigazione e la pesca.  Un po’ di misure: direi di non scendere sotto i quattro metri di lunghezza (in mare meglio più lungo), 60-70 centimetri di larghezza e il peso va dai 20 ai 30 kg. ed oltre.

Punti a sfavore del kayak da pesca possono essere il peso appunto e le dimensioni che soprattutto inizialmente, ci daranno qualche difficoltà nel gestire la cosa nel trasporto e in fase di varo alaggio. Altro fatto da considerare è il prezzo d’acquisto che per un buon kayak va dai 500-700 euro ed oltre, ai quali dobbiamo aggiungere eventuali accessori, barre da trasporto e quant’altro. Ma vi posso assicurare che le sensazioni che si provano in pesca ripagano dai condivisibili dubbi iniziali. Bastano pochi centimetri (veramente pochi) d’acqua per oltrepassare ostacoli, fitti erbai o ninfee, dove  nessun altro mezzo potrebbe arrivare e sentirsi trainare dal pesce appena ferrato…. troppo bello. Spero che questa breve clip con uno dei primi prototipi di rana, possa rendervi l’idea.  

Grazie al kayak, una sera di circa un anno fa, trovai un sito che parlava di kayak e di pesca con rane auto costruite dal curatore del sito stesso: il capitano Ken Daubert. Ebbi un  proficuo scambio di mail, nelle quali Ken  mi confermava il notevole successo che la pesca a frog riscuote negli States e l’interesse crescente sia in Italia sia in Francia. Pescando già con rane commerciali che per svariati motivi non mi soddisfacevano appieno, nacque spontanea l’idea, di realizzare qualcosa d’innovativo da proporre ai nostri amici pinnuti. Dopo le prime prove con applicazioni di “gambe” su rane acquistate e viste le positive reazioni dei pesci, conclusi senz’altro, che la gomma siliconica potesse fare al caso mio.

La scelta del materiale per realizzare il master , è caduta sul foam e quindi armato di simil Dremel, ho iniziato a dare forma a qualcosa che assomigliasse ai gracidanti anfibi ed ecco il risultato.

Dal master, ho realizzato lo stampo monovalva della rana e quello delle gambe a cielo aperto:

Ora restava “solo” da capire come far galleggiare e tenere nel giusto assetto l’artificiale, come applicare l’armatura,  come e  dove assicurare le gambe e rendere il tutto   facilmente replicabile ed adescante.

Dopo tentativi di realizzare due semigusci e poi incollarli o di svuotare la rana e dopo essermi scervellato su altre soluzioni possibili per farla galleggiare e tutto il resto, una sera mi resi conto che la soluzione per risolvere contemporaneamente tutti i problemi descritti, era lì davanti a me, ma letteralmente davanti a me. Infatti, tenevo il master della rana sopra al banco di lavoro e il master è in foam….

Realizzando una sagoma che potesse stare all’interno dello stampo, avevo a disposizione l’elemento per la galleggiabilità, un supporto per inserire l’armatura e una base per assicurare con una graffetta (filo di acciaio piegato a U) le gambe. Incollando una lamina di piombo di circa 2 grammi sulla “pancia” della sagoma, avevo risolto anche l’assetto così che la rana dopo l’entrata in acqua, si dispone nel giusto verso.

Ecco le immagini:

 

Per il resto la realizzazione è abbastanza semplice e intuitiva: gomma siliconica con uno shore più alto delle gomme convenzionali da colare in due tempi per posizionare la sagoma di foam all’interno dello stampo, microsfere di vetro per aumentare eventualmente la galleggiabilità, sale oltre a colori da colata. Per la colorazione post-colata, come sapete i derivati siliconici sono brutte gatte da pelare. Personalmente sgrasso con un prodotto usato nella nautica e preparo la rana con

un aggrappante e, dopo aver provato diversi tipi  di colori, la soluzione che ha dato migliori risultati, è l’uso di vernici apposite per siliconici.

Finisco con un leggero velo di vernice per plastica usata in ambiente di modellismo militare.

Ultimamente ho realizzato un altro stampo per le zampe che ho reso un po’ più grandi per avere un movimento più flessuoso e ampio anche nei piccoli richiami.

Alcune realizzazioni di rane:

Avrete senz’altro notato, che l’artificiale in questione fa da trailer ed è quindi inserito sull’amo, tramite l’occhiello dell’armatura, reso opportunamente antialga. Dopo aver provato come antialga la tecnica “dell’elastico”(fornitomi gentilmente dal mio dentista)  adottata dal capitano, sono passato a quanto suggerito in più occasioni da Loris perché decisamente più “solido”. Nel senso che al momento del lancio o durante il recupero nelle cover, vi è un’alta possibilità che l’elastico stesso si stacchi dall’ardiglione. Un pezzetto di tubicino di silicone inoltre, farà in modo che la rana non si sfili dall’amo.

Vari tipi di ami con differenti sistemi antialga a seconda dello spot di pesca. I primi tre da destra sono adatti al luccio nelle misure del 3/0-4/0 (il terzo è un’amo della Eagles Claw con antialga di serie mod. 151W), gli ultimi due adatti a bass. Il secondo e il quarto, sono ami della Lake Fork serie 3204 opportunamente modificati.

Vediamo ora di riassumere le caratteristiche dell’artificiale:

TIPOLOGIA ARTIFICIALE

               TOP WATER

DIMENSIONI E PESO

lung. 5.5  larg.2.6  peso 20gr.

MATERIALI COSTRUTTIVI

foam (sagoma interna)- gomma siliconica

ARMATURA

filo acciaio da 0.80 mm

PIOMBATURA

lamina piombo 2 gr.

COLORAZIONE PRE COLATA

colori da gomma

DECORAZIONE POST COLATA

vernici specifiche da siliconici

PROTETTIVO FINALE

trasparente uso modellismo per plastiche

PREDE INSIDIABILI

lucci e black bass

Per concludere, ringraziamenti dovuti a Ken Daubert per le sue frog dalle quali ho tratto umilmente ispirazione per le mie; un grazie a tutti gli amici della nuova realtà associativa di pesca a spinning della provincia di Venezia il Venice Spinning Team  dai quali, oltre ad aver imparato tanto, ho ricevuto in dono la loro amicizia. Un grazie sentito anche a Loris (ad Adriano per il materiale fornitomi e i preziosi suggerimenti) e a tutti voi che con i vostri competenti interventi sul forum, rendete questo sito di autocostruzioni, interessante e coinvolgente.

Troverete  sul forum di Black Bass & Co e precisamente qui, un’apposita discussione sull’argomento.

Sarò felice inoltre di rispondere per quanto possibile, a domande o dubbi all’indirizzo mail:

enniotezze2010AAA@AAAhotmail.it (togli le A - antispam)

Questo è tutto….. per il momento. Spero infatti che quanto scritto, sia servito a stimolare la vostra fantasia nel provare a realizzare altre gracidanti tentazioni per i nostri pinnuti.


Ciao e buona p...ermanenza sul sito!!!!!

Ennio Tezze

 

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