ARTIFICIALI & Co |
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Plano
stampi all in one evolution
Premessa. Ormai
sono alcuni anni che faccio esche in resina, e questo mi ha permesso di
affinare la tecnica costruttiva, soprattutto nella realizzazione degli
stampi e metodologie di colata. Il presente articolo vuole essere una
evoluzione di questo: http://xoomer.virgilio.it/cjbur/a_stampiAllInOne.htm
, per cui non mi dilungherò nella spiegazione di cosa sia e come si
realizza uno stampo bivalva (http://xoomer.virgilio.it/cjbur/a_bimaterialiLippus.htm
, http://xoomer.virgilio.it/cjbur/a_ovettoSiluri.htm)
o a pozzo (http://xoomer.virgilio.it/cjbur/a_stampoPozzo.htm),
come pure non spiegherò cosa è la resina e come si cola, ma vi
invito, nel caso non lo abbiate fatto, alla lettura dei sopracitati
tutorial. A cosa servono. Chi
mi conosce sa già che fondamentalmente io sia un pigro cronico, sono
quindi sempre alla ricerca di qualcosa che mi permetta di realizzare
quello che voglio nel minor tempo possibile con il minimo sforzo
possibile. Già con la vecchia versione dei “plano stampi all in
one” (http://xoomer.virgilio.it/cjbur/a_stampiAllInOne.htm)
ero già a buon punto, però questi stampi avevano dei difetti, il primo
è che essendo bivalva sull'asse verticale, durante la colata comunque
c'era un disallineamento tra le due valve di qualche decimo di mm (per
ovviare a questo occorre fare altri tipi di stampi molto più complessi
che sinceramente non sono ne alla mia portata ne ho la minima voglia di
farli :-) ), ma questo
minimo disallineamento faceva in modo che la paletta, se inserita nello
stampo non fosse mai in posizione corretta, inoltre il posizionamento
dell'armatura e della piombatura risultava più difficoltoso. L'evoluzione
sono stati gli stampi bivalva sull'asse orizzontale, come spiegato nel
mio articolo sugli artificiali bimateriali (http://xoomer.virgilio.it/cjbur/a_bimaterialiLippus.htm),
in questo modo l'armatura si posiziona sempre perfettamente, perchè
nello stampo sono presenti gli alloggiamenti degli occhielli, ed il
piombo rimane nella posizione voluta, in quanto rimane in basso, inoltre
così potevo colare direttamente la paletta. Questi stampi mi
risolvevano anche il problema del piccolo disallineamento delle due
valve, o meglio, il problema permane, ma rimanendo sul dorso, bastano
pochi colpi di carta abrasiva per eliminare l'imperfezione senza
modificare in nessun modo l'assetto ed il nuoto. Anche questa
metodologia però presentava un difetto, e cioè la fragilità della
paletta, in parte avevo ovviato inserendo dei listelli di policarbonato
nella colata della stessa, ma per un uso gravoso rimaneva comunque
troppo soggetta a scheggiamenti e rotture. Per
questo alla fine avevo rinunciato alla paletta fatta in colata, e andavo
ad inserirne successivamente una in policarbonato, questo però mi
portava via tempo, sia per l'inserimento della stessa, sia per la
possibilità di errore nel farlo. Alla
fine sono arrivato alla metodologia di “produzione” oggetto di
questo tutorial, in cui il risultato della colata è un artificiale già
“finito”, con tanto di paletta in policarbonato e già pronto per la
verniciatura, senza nessuna (o quasi) operazione intermedia. Cominciamo. La
prima cosa da fare, è forse la cosa più importante, e cioè la scelta
o la realizzazione del “master”, cioè l'artificiale originale da
cui realizzare lo stampo. Per fare ciò possiamo partire da un
artificiale commerciale che ci piace particolarmente, però in questo
caso dobbiamo essere consci che otterremo un qualcosa che solo
esteriormente assomiglia all'originale, mentre avrà un assetto ed un
movimento che non sarà MAI uguale, questo per 2 motivi fondamentali, il
primo perchè i materiali con cui realizzeremo i nostri prodotti finali
saranno completamente diversi e ciò comporta una differenza sostanziale
sulla distribuzione dei pesi, e quindi un movimento diverso. Il secondo
perchè il nostro artificiale che esce dallo stampo ha le dimensioni
esatte del master, ma poi dobbiamo verniciarlo e proteggerlo
esternamente in maniera opportuna, e quindi andremo ad aumentarne le
dimensioni finali e di conseguenza il suo peso.
Per questo motivo io mi realizzo i “master” ex novo, progettandoli espressamente per farne degli stampi. Occorre prestare molta attenzione alla loro realizzazione, in quanto un originale perfetto, porta alla realizzazione di copie perfette, altrimenti saremo costretti ad agire su ogni clone per correggere i difetti dell'originale. Per fare ciò mi costruisco degli artificiali in balsa perfettamente assettati, dotati di paletta, e protetti con 2 mani di epossidica data direttamente sul legno quando è molto liquida, dopodichè faccio tutte le prove in acqua, apportando tutte le modifiche del caso, fino ad eliminare qualsiasi difetto sia nel movimento sia nell'aspetto. Praticamente curo in maniera maniacale questa fase, tanto sono operazioni che farò una sola volta, e non dovrò ripeterle per le copie successive ;-) .
Un
piccolo consiglio, una volta fatte tutte le modifiche, date una
ulteriore mano di epossidica sempre quando questa è molto liquida,
questo permette di coprire eventuali piccoli difetti sul grezzo dovuti
alle manovre di correzione, rendendo liscia la superficie, e rende
uniforme con il corpo con il punto di attacco della paletta. Ricordatevi
che lo scopo è di arrivare ad ottenere uno stampo in grado di tirare
fuori un artificiale completo di paletta, e possiamo sfruttare questa
caratteristica per mettere in pratica dei trucchetti non possibili negli
artificiali fatti in legno, uno è il seguente. Tip
& tricks n.1 (qualche
termine inglese fatemelo mettere, altrimenti che l'ho studiato a fare, e
poi è fashion .. :-) ) Uno
dei problemi nei crank di profondità, soprattutto per quelli dedicati a
prede di grossa mole, è il posizionamento dell'anello di attacco
frontale, o meglio la sua stabilità, in quanto costringe a lasciare un
lungo pezzo di filo di acciaio scoperto tra il punto di innesto della
paletta e quello nel legno. Possiamo ovviare a questo creando un master
con un supporto in legno sotto la paletta che andrà a coprire il
sopracitato filo di acciaio. Quando
andremo poi a colare questo spazio verrà occupato dalla resina , che
ingloberà l'armatura, rinforzandola, e rendendo il gruppo paletta,
armatura, colata praticamente indistruttibile e a prova di pescioni :-)
. Lo stampo. Fatto
il master, occorre realizzare uno stampo opportuno, cosa anche questa
molto importante, in quanto uno stampo fatto male, comporta dei prodotti
finiti fatti male. Possiamo
adottare 2 soluzioni, o uno stampo bivalva con taglio orizzontale o uno
stampo a pozzo. Lo
stampo a pozzo invece, a fronte di una maggiore difficoltà nella fase
di preparazione della colata e della sua estrazione,
permette una copiatura estremamente accurata dell'originale, e
necessita di quasi nessun intervento correttivo, giusto un colpo di
taglierino per eliminare le sbavature della colata. In
tutti e due i casi è importante che il grezzo sia posizionato in
verticale in modo che la pancia stia in orizzontale oppure leggermente
inclinata verso la paletta, se così non fosse il posizionamento della
piombatura e/o della resina sarebbe sbagliato e sbilancerà il vostro
artificiale finito. Per
come realizzare nel dettaglio uno stampo bivalva o a pozzo vi rimando
agli articoli citati all'inizio li troverete tutte le informazioni
necessarie. Cominciamo la produzione. Bene,
adesso siamo in grado di iniziare la nostra produzione di artificiali,
quindi cominciamo ad “armare” i nostri stampi. La
prima cosa che serve è l'armatura, personalmente per artificiali
piccoli, diciamo sotto gli 8cm, preferisco realizzarne una continua,
questo per 2 motivi, il primo perchè è per me più veloce da fare, il
secondo perchè irrobustisce ancora di più la struttura, soprattutto
sul muso dove lo scasso per la paletta crea un punto di debolezza sulla
resina, questo si potrebbe ovviare anche con gli anellini facendoli più
lunghi, ma appesantirebbe troppo l'artificiale, soprattutto se vogliamo
farlo galleggiante. Mentre per artificiali più grandi utilizzo senza
problemi gli anellini (ovviamente autocostruiti :-) ) , anche per quelli
dedicati ai siluri, tanto non ci sono problemi di tenuta visto che il
carico di rottura si calcola in quintali. Inoltre non si vanno ad
incollare, ma si vanno ad inglobare nella colata stessa, per cui l'unico
modo per poterli togliere o sfilare è usare un seghetto. Prepariamo
quindi la nostra armatura passante, per facilitarmi il compito
generalmente io uso una dima e acciaio morbido aisi316, nulla vieta
comunque di farla a mano, però con la dima ci si mette un attimo e si
è sicuri di farla precisa. Realizziamo adesso la paletta utilizzando del policarbonato (lexan), personalmente utilizzo sempre delle forme abbastanza semplici in modo da poter essere realizzate con il semplice ausilio della sola forbice da lattoniere. Per
la paletta si può usare un'altro trucchetto non attuabile sugli
artificiali realizzati in legno, possiamo cioè realizzarla di uno
spessore leggermente inferiore rispetto a quello usato per lo stampo
facendo in modo che lo spessore mancante sia occupato dalla resina.
Questo ci permette 2 cose, la prima è che usando un policarbonato di
diamentro minore lo lavoreremo meglio, il secondo che possiamo fare la
paletta in maniera più spartana, tanto i difetti verranno coperti dalla
colata. In questo caso avremo una paletta che avrà una resistenza solo
LEGGERMENTE inferiore ad una realizzata interamente in policarbonato, ma
se abbiamo fatto lo stampo bene, avremo sempre una paletta identica
senza stare a preoccuparci di eventuali piccoli difetti di quella
interna in lexan. Inizialmente erò un po' scettico di questa soluzione,
in quanto la resina ha una resistenza agli urti pari a zero, però dopo
alcune prove ho dovuto ricredermi, ho lanciato artificiali dal terzo
piano, li ho tirati contro un muro, li ho sbatacchiati sul tavolo e non
me se ne è scheggiato neanche uno. Pensandoci bene non potrebbe essere
altrimenti, visto che è lo stesso principio che rende le spade katana
dei samurai praticamente indistruttibili, hanno cioè acciaio morbido
all'interno (policarbonato nel nostro caso) e acciaio duro all'esterno
(per noi resina). Non resta che preparare la piombatura e siamo finalmente in grado di “armare” lo stampo. L'operazione
sarà diversa nel caso abbiamo una paletta di spessore uguale a quella
dello stampo o di spessore
diverso. In
caso di spessore uguale, inseriamo tutte le componenti insieme, prima la
paletta, poi l'armatura, ed infine la piombatura. Prepariamo
la resina e addizioniamola alle microsfere di vetro cave, stando però
attenti che rimanga sufficientemente liquida, nel caso di utilizzo di
stampi a pozzo, perchè altrimenti la colata sarebbe molto difficoltosa.
Nel
caso di palette con spessore diverso rispetto allo stampo, inseriamo
nello stesso solo la piombatura. Poi prepariamo la resina, ma senza aggiungere microsfere, prima di usarla però attendiamo qualche minuto per lasciare salire in superficie tutte le bolle d'aria create dalla sua preparazione. Procediamo quindi a colarla solo sulla parte della paletta facendo in modo che la riempia ed inglobi anche la parte inferiore della piombatura, l'operazione viene facilitata se posizioniamo lo stampo leggermente inclinato in avanti (ma proprio poco poco). Stando
attenti ad eliminare prima qualsiasi bolla d'aria eventualmente formata,
inseriamo la paletta in policarbonato nel suo alloggiamento. Terminiamo
la preparazione inserendo anche l'armatura. Alla
resina che avevamo preparato aggiungiamo le microsfere di vetro cave e
completiamo la colata. Abbiamo
finito, non resta che aspettare che la colata si indurisca. Questo
è l'aspetto che hanno i nostri artificiali appena usciti dallo stampo. Non
resta che eliminare le sbavature di colata con un taglierino e carta
abrasiva. Come
potete vedere quelli ottenuti con lo stampo a pozzo sono più precisi e
necessitano di meno lavoro di rifinitura, che comunque si riduce a pochi
secondi di uso del taglierino e carta abrasiva. Considerazioni
e “trucchetti” finali. Il
risultato di tutto il lavoro sopra descritto è un artificiale SEMPRE
perfettamente funzionante, senza necessità di ulteriori ritocchi, a
prescindere dai 2 sistemi di realizzazione della paletta citati, inoltre
la stessa, essendo inglobata all'interno della colata non potrà mai
staccarsi in alcun modo, in più si elimina anche il rischio di
indebolimento che si ha con alcuni tipi di incollaggio. Concludo con 2 piccoli trucchetti che possono essere utili.
Tip
& tricks n.2 Quello
che vedete sotto è un artificiale con la paletta interamente in
policarbonato, mentre il successivo è creato con la paletta inserita
all'interno della resina. Noterete
che mentre nel secondo non ci sono imperfezioni ,nel primo, ci sono
“sbavature” di resina addizionata a microsfere, sul bordo di attacco
della paletta, ovviamente in pesca non conta nulla (ed io pigro come
sono me ne frego alla grande :-) ), ma se si vuole eliminare anche
questo piccolo inconveniente estetico, basta che una volta inserita la
paletta nello stampo, coliamo intorno ad essa giusto un paio di gocce di
resina pura, questa andrà a prendere il posto delle sbavature ma resterà
assolutamente trasparente ed invisibile. Tip
& tricks n.3 Un
altro inconveniente che si ha nelle nostre colate è la formazione di
bolle che poi si posizionano sul dorso degli artificiali creando dei
crateri più o meno grandi. Purtroppo è un problema con cui dobbiamo
convivere, in quanto è risolvibile solo con apparecchiature (tipo
camere per il vuoto) certamente non alla portata di noi comuni ed
improvvisati colatori. Fortunatamente
possiamo ovviare facilmente senza rischio di veder sciupato nessun
nostro grezzo, attuando una serie di accorgimenti abbastanza semplici.
Per prima cosa dobbiamo fare degli stampi con gli artificiali
posizionati verticalmente, con il dorso in alto in modo che le eventuali
bolle si formano solo lì, ma questo è “automatico” per questo mio
metodo di lavoro, la seconda cosa è lasciare riposare la resina alcuni
minuti dopo che l'abbiamo preparata, questo fa si che quasi tutte le
bolle d'aria presenti vengono in superficie, soprattutto le più grosse
che sono poi quelle che creano i problemi maggiori. Nel caso di stampi
bivalva basta colare separatamente le due valve, e lasciarle
ulteriormente riposare una decina di minuti prima di unirle. In
ogni caso anche seguendo questi accorgimenti è probabile che comunque
alcuni nostri artificiali presentino dei crateri come quelli nella foto
sottostante. Anche
in questo caso nessun problema, è sufficiente che alla colata
successiva, al residuo di resina preparata che avremo aggiungiamo un
altro po' di microsfere, otterremo così un composto molto denso, della
consistenza di uno stucco per capirsi, e
con questo andremo a “stuccare” le imperfezioni degli artificiali
della colata precedente. Una volta indurito anche questa stuccatura,
basta un paio di colpi di carta abrasiva ed i nostri artificiali
torneranno perfetti.
Finito!. Penso
di avere detto tutto, ovviamente quello che ho proposto non è certo il
metodo migliore di realizzare degli artificiali in resina, ma può
essere utile a chi come me, non ha a disposizione ne spazi ne
attrezzature ne capacità (io mi ritengo un caprone nelle attività
manuali :-) ), per creare degli stampi ed artificiali tecnicamente
perfetti. Questo precedimento permette di ovviare ad imprecisioni ed
errori realizzativi in modo abbastanza semplice..... almeno credo …
:-) Aggiungo giusto qualche foto di oggetti realizzati con questo metodo. (la
mia scatola dei master)
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Filippo Fuligni (Lippus)
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