ARTIFICIALI & Co |
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Easy mini minnow trout killer Testo
e foto di Filippo Fuligni alias Lippus Personalmente
sono nato, e morirò ,
pescatore di trote, anche se ultimamente mi sto dedicando anche ad altri
pesci, il fascino che esercita su di me l’arrampicarsi su per piccoli
riali dall’acqua cristallina, alla ricerca della regina delle acque
dolci, non ha uguali, proprio per l’ambiente in cui ci troviamo a
pescare. Fino
a pochi anni fa, per me, lo spinning alla trota significava solo
cucchiaini rotanti, poi ho
cercato di ampliare i miei orizzonti provando anche altre esche, tipo
ondulanti, gomma e minnow, solo che io pesco in torrenti veramente
piccoli, dove trote di 25cm
sono degli strabigfish, ed esche come ondulanti e minnow commerciali
possono risultare veramente catturanti solo in pochissimi spot. Però
io sono un testone, e visto che in tutto il mondo le trote si prendono
anche con i minnow, mi sono
intestardito a pescarci per trovare una soluzione. All’inizio pescavo
con esche commerciali, ma nessuna risultava avere la stessa efficacia
del cucchiaino rotante, l’unica che ha ottenuto
qualche risultato maggiore è stato il Rapala cd3, ma anche lui
aveva i suoi difetti primo fra tutti la paletta fragilissima,
praticamente dopo 2 lanci tra i sassi saltava sistematicamente. La
soluzione l’ho trovata praticamente per caso ,
avevo costruito un minnow da 3cm affondante per cavedani a cui avevo
messo una paletta senza bombatura, provato con i ciprinidi, l’avevo
scartato perché aveva un movimento diverso da quello che cercavo,
praticamente assenza di rollio e movimento stretto sx/dx, tanto stretto
che da lontano sembra che non si muova. Durante una battuta a trote non
proprio fortunata, mi ritrovo questa esca nella plano e decido di
provare, tanto nulla per nulla…., ed invece al primo lancio un
attacco, e così via per tutta la battuta. A
questo punto partendo da quell’esemplare “venuto male” ,
mi sono creato uno schema di costruzione che mi permettesse di
ricrearlo. Non solo, ma essendo io fondamentalmente pigro, che mi
permettesse di farlo in maniera semplice e veloce. Ho
fatto molte prove, e veramente è risultato un artificiale con una
marcia in più, anche nei confronti dei cucchiaini rotanti, soprattutto
in zone con una forte pressione piscatoria,
magari proprio perché poco conosciuto dai pesci. Ho
provato diversi tipi di paletta e movimento, ma alla fine le cose
importanti sono:
La
lunghezza di 3 cm è risultato il migliore compromesso, in quanto
risulta appetibile sia a trotelle piccole sia alle nonne, una dimensione
maggiore permette di fare selezione, ma ripeto nei torrenti che
frequento fare selezione vuol dire scartare tutti i pesci del torrente .
Mentre il movimento stretto è risultato quello che più attira,
non mi chiedete il perché, non ne ho la più pallida idea . Finita la filippica di introduzione, passiamo alla costruzione che è più interessante. Attrezzatura
e materiali necessari. Come
molti sanno, io non ho a disposizione nessun laboratorio, garage,
casetta delle bambole, ecc, ecc dove
costruire e quindi ho a disposizione pochi cm quadrati di casa per poter
“creare” ,
quindi ho adattato i metodi costruttivi all’insegna della semplicità
riducendo all’osso tutto quanto, per questo posso dire senza ombra di
smentita che questi metodi possono essere usati da tutti quanti anche
usando come laboratorio l’acquaio di cucina . Di
seguito vi mostrerò tutte le varie fasi, ho cercato di essere il più
dettagliato possibile con molte foto, e potrebbe sembrare che la
costruzione sia lunga e complessa, ma nella realtà, se si escludono i
tempi di indurimento/essiccazione delle vernici e colle, ogni minnow non
porta via più di 10-15 minuti di tempo. Attrezzatura:
Attrezzatura
non strettamente indispensabile, ma utile se si vuole “abbellire” il
ns artificiale:
Materiali:
Materiali
non strettamente necessari, ma utili per decorare più accuratamente
l’artificiale:
Costruzione
Si parte da un listello di legno di balsa spesso 10mm.
Disegniamo quindi la sagoma del nostro artificiale. Per facilitare il compito io mi sono creato una dima in legno per fare più alla svelta. Comunque le dimensioni sono, lunghezza 30mm, altezza max 12mm, che si raggiunge a 10mm dal muso, altezza del muso e della coda 4mm. Come vedete il fondo l’ho lasciato piatto.
Con il seghetto a ferro ritagliamo grossolanamente la sagoma.
Con la lima a ferro scontorniamo la sagoma con precisione.
A questo punto mettiamo il grezzo in morsa, con il ventre posizionata a filo della morsa stessa. Tracciamo la linea mediana, che ci servirà da guida per fare lo scasso per l’armatura. Con il seghetto a ferro pratichiamo una incisione sulla linea tracciata precedentemente, profonda circa 4-5mm, praticamente fino a toccare la punta del muso e per tutta l’altezza della coda. Adesso realizziamo il taglio per la paletta, per farlo preciso e senza stare a prendere tante misure, uso un piccolo trucco; posiziono in morsa il grezzo, in modo che la parete verticale della morsa coincida con l’inclinazione che voglio dare alla paletta, in questo modo la parete della morsa mi fa da guida per il taglio. Che dovrà essere profondo 5-8mm partendo da circa 5-6mm dal muso. A questo punto occorre rastremare il muso e la coda, in modo da ottenere una forma più a “pesce” . Per questa operazione, sfruttando la tenerezza della Balsa, uso la lima a legno piatta, la appoggio sul tavolo e poi ci strofino sopra il grezzo da una parte e dall’altra, cercando di essere più simmetrico possibile. La testa va rastremata a partire da circa 7-8mm dal muso mentre la coda a partire da circa metà del corpo. Fino ad ottenere una forma del genere.
Con
della carta abrasiva non troppo grossa, diciamo una 120, smussiamo gli
angoli e lisciamo la superficie, in modo da dare la forma definitiva e
idrodinamica, alla nostra esca. Il grezzo è praticamente finito, occorre procedere con la realizzazione e l’assemblaggio delle altre componenti. Con una pinza a becchi tondi, pratichiamo una cavità in coda e sul mento del grezzo,queste cavità saranno le sedi degli occhielli dell’armatura. E allora realizziamola questa armatura , la faremo passante con acciaio inox da saldature di 0.8mm. Passante, perché l’artificiale è in balsa e gli occhielli incollati cederebbero alla prima trazione seria, con acciaio di quel tipo e taglia, perché con la sua rigidità da anche la robustezza strutturale che la balsa non ha. Inseriamo
l’armatura nel corpo del nostro minnow e blocchiamola con alcune gocce
di colla ciano acrilica sul muso e sulla coda.
Siamo
arrivati ad un passo fondamentale, e cioè la piombatura, che darà
assetto e stabilità all’artificiale.
La
piombatura vera e propria la faremo con del filo di piombo da 3mm. Ne
taglieremo 2 pezzetti da 5 a 8mm a seconda di che assetto vogliamo
ottenere, praticamente si ottiene da un affondamento lento ad un
affondamento “normale”, diciamo sui 30-40cm/sec.
Non resta che stuccare lo scasso della piombatura e quello dell’armatura. Per proteggere il taglio della paletta prendiamo degli scarti di policarbonato dello stesso spessore di quello con chi faremo la paletta stessa, e lo inseriamo nel taglio.
Dobbiamo
adesso impermeabilizzare il legno, ma invece di usare i classici
turapori o cementite, io ho cominciato ad usare la resina epossidica, la
stessa che uso come protettivo esterno,
questo per vari motivi:
Il
trucco sta nel dare la resina immediatamente dopo che si è miscelata,
quando è ancora molto liquida, in questo modo la balsa, che è molto
porosa, ne assorbe una grande quantità massimizzandone la resa. Una
volta che la resina ha catalizzato completamente o quasi, quindi dopo
almeno 24 ore, con carta abrasiva lisciamo tutta la superficie,
eliminando tutte le protuberanze create dalla balsa a contatto con la
resina.
Adesso,
se vogliamo, ma sicuramente non è un passaggio obbligatorio o
fondamentale, possiamo apportare dei miglioramenti estetici. Possiamo
quindi realizzare branchie in rilievo, o l’incavo per alloggiare gli
occhietti, o qualsiasi altra incisione ci venga in mente.
Altra concessione all’estetica, è la realizzazione della livrea utilizzando come base la carta stagnola adesiva. Per come utilizzarla vi rimando al mio articolo sull’argomento (http://xoomer.virgilio.it/cjbur/a_stagnolaAde.htm).
Siamo quasi alla fine, non resta che colorare a piacere il nostro artificiale, e realizzare gli occhietti. Possiamo tranquillamente utilizzare degli occhietti 3d che troviamo in commercio, oppure possiamo realizzare degli occhietti ritagliando della carta olografica adesiva (per maggiori dettagli potete vedere questo articolo: http://xoomer.virgilio.it/cjbur/a_minnow_facile.htm), oppure dipingerli utilizzando dei pennarelli Uniposca. Coloriamo quindi i nostri artificiali tenendo sempre il pezzettino di policarbonato a protezione del taglio per la paletta. A questo punto possiamo passare alle fasi finali, e cioè la paletta e la protezione esterna. Un piccolo trucchetto , in questa fase io procedo in questo modo, dopo aver verniciato i miei artificiali lascio inserito la protezione, e do la prima mano di protezione esterna con resina epossidica bi componente. Una volta indurita, realizzo la paletta, la inserisco, faccio le prove in acqua, quando tutto ok, fisso la paletta e do la seconda e ultima mano di protettivo esterno. In questo modo posso provare l’artificiale con la “configurazione” di pesi (e la resina fa parte di questi) definitiva, garantendo comunque l’impermeabilizzazione totale data dalla prima mano di epossidica.
La paletta, quella che utilizzo per questo artificiale è uguale a quella presentata in questo mio articolo: http://xoomer.virgilio.it/cjbur/a_minnow_facile.htm Praticamente
si tratta di un rettangolo di policarbonato spesso 1mm, largo 10mm lungo
30mm stondato da un lato. Ovviamente è troppo lungo, ma questo è
voluto, in quanto in questo modo posso poi accorciarlo a piacimento
adattandolo all’artificiale. E’ possibile utilizzare delle palette
simili a questa ma dotate di bombatura. Sinceramente il movimento è
corretto anche senza bombatura, ma può essere necessaria se si utilizza
una piombatura superiore a quella che ho indicato io. Una
volta inserita la paletta, e fatti i test di movimento, possiamo dare la
seconda ed ultima mano di resina epossidica bi componente.
Spendo
due righe per spiegare come impiegare correttamene la resina epossidica
in modo da avere un risultato ottimale ed evitare alcuni inconvenienti.
La resina epossidica bi componente, per essere usata vanno mescolati,
appunto, i due componenti, che reagendo insieme induriscono creando una
resina plastica dura. Per poter avere una copertura, omogenea, dura,
lucente, del giusto spessore, senza crateri basta che noi prendiamo le
quantità dei due componenti nelle quantità che ci servono, li uniamo e
aspettiamo che cominci la catalisi ed il composto inizi ad indurirsi, il
tempo di attesa è inversamente proporzionale alla temperatura, ma si
tratta mediamente di una ora, per capire
quando il prodotto è pronto all’uso
incliniamo il contenitore, quando la resina avrà la densità
della marmellata, quando cioè non si depositerà immediatamente nella
parte inclinata ma ci impiega qualche secondo. A questo punto possiamo
coprire i nostri artificiali con questo composto, per fare ciò non sono
fondamentali dei pennelli, ma basta anche il nostro semplice dito J
(protetto con un guanto in lattice) oppure, meglio, usare una spatolina
di plastica. Una
volta data l’ultima mano di resina, questo è il risultato finale:
Alcune
considerazioni finali, questo artificiali nonostante la rapidità e la
semplicità costruttiva, ha comunque una struttura robusta, e le 3 mani
complessive di resina epossidica, lo rendono resistente ad un uso
intensivo in torrente, tanto che gli artificiali che ho usato nelle mie
battute estive alla trota non hanno subito nessun danno con gli urti dei
sassi o con i denti delle trote, neanche un minimo graffio. Il
policarbonato da 1mm è comunque sufficientemente robusto e flessibile
da reggere tutti gli urti possibili, visto la massa esigua totale, tanto
che non mi è mai capitato di vedere danneggiata o saltare, nessuna
paletta. In
condizioni di acqua limpida sono una valida alternativa ai classici
rotanti, chi li ha visti in opera, si è dovuto ricredere sulla loro
efficacia, paragonabile ai rotanti stessi, ed in alcuni casi superiore.
In luoghi con forte pressione piscatoria, ma dove praticamente tutti
pescano con rotanti, hanno fatto veramente la differenza.
Come detto precedentemente, benché si tratti di minnow,
risultano appetibili anche da trotelle piccole, con catture anche di
esemplari di pochi cm, per contro però hanno stimolato all’attacco
anche trote di notevole pezzatura (rapportate ai luoghi in cui sono
state prese ovviamente). Se
si vogliono realizzare degli artificiali più pesanti, oltre ad
aumentare la quantità di piombo, consiglio di cambiare il legno usato,
e cioè di usare il legno di samba invece che di balsa, che ha un peso
specifico maggiore. Per
chiudere, alcune foto di catture, tanto per dimostrare che questi
pistolini non sono solo dei pezzi di legno sciupato .
Comunque non piacciono solo alle trote E
con questo ho finito, non resta che augurarvi Buona
P………………………ermanenza sul sito. Filippo
Fuligni lippusAAAinwind.it(togliere
AAA e mettere @ )
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